SIGNORAGGIO BANCARIO

SIGNORAGGIO BANCARIO

mercoledì 31 marzo 2010

I guadagni dei consiglieri regionali, alla faccia dei cassintegrati

Per molti giovani precari, 16mila euro è la somma – da fame – percepita per un intero anno di lavoro. Per i consiglieri regionali del Piemonte, lo stipendio mensile lordo, frutto in media di una decina di mezze giornate al mese passate tra commissioni e voto in aula. Otto regioni sopra i 10mila euro mensili Come non stupirsi, allora, della trepidazione con cui tanti candidati hanno atteso i risultati fino a notte inoltrata.
I consiglieri regionali più pagati dopo i piemontesi sono quelli della Puglia (13.830 euro al mese), quindi tocca all’Abruzzo (13.359), alla Lombardia (12.555), alla Sardegna (11.417), all’Emilia-Romagna (11.053 euro) e alla Calabria (11.316). All’ottavo posto per retribuzioni si piazza la Campania (10.976 euro), seguita dalla Sicilia (10.946) e dal Molise (10.255).
La battaglia all’ultimo voto nel Lazio ha significato per molti lo spartiacque tra uno stipendio da 9.958 euro mensili o il proseguimento della propria attività lavorativa. Non c’è stata storia in Veneto, ma in questo caso i consiglieri eletti dovranno “accontentarsi” di 9.977 euro, quelli della Liguria di 9.337 euro. A seguire gli eletti in Friuli Venezia Giulia (7.766 euro), Toscana (7.633) e Basilicata (7.029). I consiglieri regionali delle Marche guadagneranno 6.810 euro mensili, mentre quelli del Trentino Alto Adige – dove non si è votato, insieme ad altre sei regioni – portano a casa 6.614 euro. I più “poveri” sono gli eletti in Valle d’Aosta (6.607 euro) e in Umbria (6.597 euro), ma in entrambi i casi si tratta di stipendi che in azienda sono alla portata dei soli dirigenti.

VENDOLA STACCA TUTTI


Quanto ai presidenti di Regione, invece, spicca su tutti quello pugliese: Nichi Vendola ha brindato alla sua rielezione, consapevole anche dei 18.885 euro che incasserà ogni fine mese. Alle sue spalle il neo-presidente della Calabria Giuseppe Scoppelliti (13.353 euro) e la laziale Polverini (12.548 euro). Ma meglio di questi ultimi due se la passano i presidenti di due regioni non coinvolte nell’ultima tornata elettorale: si tratta dei Governatori di Sardegna (Cappellacci) e Sicilia (Raffaele Lombardo), che incassano rispettivamente 14.624 e 14.329 euro mensili. E la festa non è finita: nelle prossime settimane partirà il classico spoil system con l’attribuzione di incarichi nelle ASL e nelle partecipate delle Regioni e lì se ne vedranno delle belle.

mercoledì 24 marzo 2010

LETTERA DI UN MILANESE

Vivo a Milano DUE in un palazzo costruito dal PRESIDENTE DEL CONSIGLIO.
Lavoro a Milano in una azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio.
Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa.
Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio.
Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio.
Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio.
Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).
Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio,con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio.
Soprattutto guardo i risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario. Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere. Allora mi stufo e vado a navigare un pò in internet, con provider del Presidente del Consiglio. Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.
Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse!!!!!!!!!!!!!
Per fortuna!













Il signor Brambilla...............

lunedì 22 marzo 2010

Forza Nuova, blitz al circolo della stampa: "nessuno può impedirci di parlare"



Milano, ore 15.15: al Circolo della Stampa è appena iniziata una conferenza organizzata da "Libera" l'associazione catto-comunista che nonostante le ripetute rassicurazioni dei suoi responsabili ha negato ai giovani di Lotta Studentesca e ai militanti di Forza Nuova la partecipazione alla manifestazione contro la mafia.I forzanovisti entrano nella sala Bracco in quel momento strapiena di gente, fendono la moltitudine e prendono il tavolo dei relatori esponendo uno striscione che recita: "Noi, nostalgici di un'Italia senza Mafia"Il portavoce prende la parola: "Signori: un momento di attenzione. Siamo militanti di Forza Nuova, siamo venuti in pace. Questa mattina la vostra pacifica organizzazione contravvenendo agli accordi presi*, ci ha impedito la partecipazione alla manifestazione chiedendo alle Forze dell'Ordine di circondare la nostra sede.Siamo qui per esprimere il nostro punto di vista in merito al grave fatto accaduto". A quel punto la parola passa a Claudia che legge il comunicato forzanovista. I presenti restano attoniti e ai loro posti fissando "l'odioso nemico" che si è palesato dove meno se lo aspettavano. Un tipo smilzo, cerca di fotografare i visi di chi sta sul palco.qualcuno si fa coraggio ed inizia a gridare "fuori-fuori" una donna alza il pugno chiuso. Questa gente sarebbe il popolo trasversale che ha manifestato contro la mafia? Claudia continua imperterrita a leggere il comunicato.Abbiamo finito, così come siamo arrivati ce ne andiamo. Con calma, guardando negli occhi questi giovani nati già vecchi, questi vecchi che nascondono la verità alle nuove generazioni, questi quaqquaraqquà che nascondendosi dietro il dito del pacifismo invocano e delegano l'uso della violenza proprio a coloro i quali insultano durante le loro manifestazioni di piazza. Ce ne andiamo, consapevoli di essere diversi dall'umanità che riempie quella sala. Siamo Uomini. Siamo Forzanovisti. Da oggi ancora più forti

domenica 21 marzo 2010

E QUESTO SAREBBE IL POPOLO DELL' AMORE?

ROMA 20 marzo 2010 - "Siamo un milione”. Come in un film già scritto, peccato che la questura parla di soli 150 mila (La Repubblica questa mattina profeticamente aveva scritto “Comunque andrà, dirà che sono un milione” ndr) Silvio Berlusconi ha salutato la folla dell'Amore con un conteggio tutto suo. Una piazza San Giovanni piena, acchitata ad arte per le telecamere, colorata dal bianco delle bandiere e da quello dei capelli di chi l'ha riempita.

LA GENTE IN PIAZZA – Già, perché camminando questo pomeriggio per Piazza San Giovanni ci si poteva rendere conto che il Pdl più che pescare tra i disoccupati (il leader del Popolo Viola Gianfranco Mascia aveva denunciato che agenzie di lavoro interinale offrissero 100 euro ad ogni disoccupato disposto a raggiungere Roma per manifestare), ha attinto a piene mani tra i pensionati. Tanti, tantissimi gli ultracinquantenni in piazza. Pochi, pochissimi invece i giovani.

IL CLIMA - A farla da padrone è stato Demo Morselli che ha riscaldato il Popolo della Libertà accogliendo i due cortei giunti a Piazza San Giovanni con la musica di Guerre Stellari. Sono da poco passate le 17 quando un Alemanno che invita a votare Polverini (dal Pd qualcuno, Massimiliano Valeriani consigliere comunale, gli ha dato dell'Ultras, altri, il segretario del Pd Roma Marco Miccoli, del valletto, ndr), annuncia Silvio Berlusconi. Il premier inizia a parlare e ripete il repertorio che ha infiammato questi giorni. Nulla di nuovo.



LA SCENOGRAFIA - Le telecamere fanno sembrare la piazza piena. Verdini e Berlusconi urlano: “Siamo un milione”. La piazza si gasa, ma ci crede poco. Chi conosce piazza San Giovanni e l'ha frequentata per manifestazioni e concerti sa bene che entrare da piazzale Appio o da via Carlo Felice è spesso impresa impossibile. Stavolta invece si passeggia tranquillamente o quasi.
Via Carlo Felice è rimasta aperta al traffico fino alle 15.30. I chioschi di bibite e panini, che in queste occasioni non mancano mai, stranamente stavolta latitavano. La gente era concentrata tutta o quasi all'interno di un perimetro delimitato da una ventina di gazebo. Uno per ogni regione al voto, con l'aggiunta dei vari circoli.
Tantissime le bandiere, addirittura più numerose della gente disposte a prenderle. Abbiamo potuto vedere cartoni pieni di drappi con il simbolo del Pdl e della Polverini intonsi sotto i gazebo. Tante anche le aste rimaste ai volontari che con pazienza, al termine della manifestazione hanno dovuto riportare a casa il non consegnato.




LE TV PRIMA DI TUTTO – La sensazione è che tutto fosse finalizzato alla regia televisiva. I gazebo, piazzati a recinto della piazza, trasformavano le aiuole della piazza in una sorta di catino, perfetto per le inquadrature televisive. Le bandiere bianche, che un Demo Morselli in forma smagliante invitava ad alzare quando qualcuno di importante prendeva la parola, davano la sensazione di una marea infinita. La manifestazione insomma, intesa nei suoi aspetti organizzativi, è senza dubbio ben riuscita.
Le immagini riprese dall'alto però, prontamente girate in rete, testimoniano di un flop numerico. Non sta a noi quantificare, ma i 500.000 attesi e annunciati erano quantomeno una chimera.





I CARTELLONI – Silvio Berlusconi poi aveva promesso una manifestazione pro e non contro. Ti aspetti quindi striscioni votati all'amore ed invece ecco la delusione. Di Pietro diventa “Il Matto” o il mafioso, Santoro un fascista, il partito democratico un partito di zozzi comunisti, la Bonino bersaglio di cori volgari. Esci dalla piazza poi e ci si ritrova l'intero tragitto che porta a piazza Re di Roma tempestato di fotomontaggi di Marrazzo biondo, fotomontato sul cartellone della Bonino.



sabato 20 marzo 2010

Bari, inchiesta sanità: arrestato Frisullo

BARI (18 marzo) - L'ex vicepresidente della Giunta regionale pugliese Sandro Frisullo (Pd) è stato arrestato nell'ambito delle indagini sulla gestione della sanità pugliese. L'accusa è di associazione per delinquere e turbativa d'asta. In mantette anche un primario e due funzionari Asl Lecce. Secondo l'accusa Frisullo (ex numero due della giunta guidata di Nichi Vendola, sollevato dal suo incarico dal governatore) sarebbe stato "stipendiato" con soldi e favori di vario genere dall'imprenditore Giampaolo Tarantini in cambio di vantaggi per le sue società nell'aggiudicazione di appalti per cinque milioni di euro presso la Asl di Lecce.

venerdì 19 marzo 2010

Roma, altro attentato ai danni della sede di Forza Nuova



ROMA 19 marzo 2010 – Nella notte ignoti hanno colpito, ancora una volta, con una o due bottiglie molotov la sede di Forza Nuova di Piazza Vescovio.
È il terzo attentato incendiario contro la sede del movimento in II Municipio in tre mesi, sempre nello stesso modo, sempre, probabilmente, dalla stessa mano. Stavolta a rendere tutto più inquietante l’incendio di due auto parcheggiate nelle vicinanze della sede, una completamente distrutta, una abbastanza danneggiata.
“Ci dispiace molto per i proprietari delle auto distrutte, purtroppo pagano la stupidità di reietti disadattati” – è stato il primo commento dei responsabili della sede.
“Come si dice? non c’è due senza tre! Pensavamo che dopo i due attentati di gennaio questi subumani si fossero divertiti abbastanza, evidentemente la loro vita è talmente inutile che devono fare cose del genere per dargli un senso. Ad ogni modo, per noi non è successo niente, l’attività prosegue, sono tutti invitati alla conferenza che abbiamo in programma per domani sera su Hugo Chavez e la rivoluzione bolivariana in Venezuela, appuntamento alle 21,00” – hanno concluso, nella nota, i responsabili della sede romana di Forza Nuova.

mercoledì 17 marzo 2010

L’Argentina decide: castrazione chimina per chi commette violenze sessuali

MENDOZA (ARGENTINA)- Una legge, quella approvata da qualche giorno in Argentina, che farà discutere. I condannati per stupro verranno sottoposti a castrazione chimica nella provincia argentina di Mendoza. Ad annunciare la drastica misura per contrastare un’ondata crescente di violenze sessuali è stato il governatore di Mendoza, Celso Jaque.

Il trattamento farmacologico sui condannati per stupro inizierà tra maggio e giugno. Secondo le autorità locali, è recidivo il 70% dei detenuti per abusi sessuali, una percentuale che sfiora il 90% stando alle organizzazioni di difesa delle vittime.

Per chi non vorrà sottoporsi al trattamento volontario, le nuove norme prevedono la perdita totale dei benefici di legge, come sconti di pena o indulto. (Adnkronos)

lunedì 15 marzo 2010

Lista Fiore estromessa: il regime si difende

Il Consiglio di Stato ha estromesso definitivamente dopo una battaglia legale durata dieci giorni il listino regionale di Roberto Fiore. L'alleanza capeggiata da Fiore viene cancellata con un operazione al limite del banditesco.Con il pretesto delle quote rosa una coalizione che avrebbe potuto tranquillamente, nella sola provincia di Roma conquistare circa 100 mila voti, viene ingiustamente cancellata. L' evento di questa sera chiude una battaglia , quella della presentazione delle liste per le regionali, che ha visto su tutta la penisola atti ben determinati da parte di magistrati e politici, volti ad estromettere Forza Nuova da tutte le elezioni regionali. Nonostante ciò Forza Nuova sarà presente in Veneto, Piemonte,Lombardia ,Toscana oltre che in numerose elezioni amministrative come le provinciali di Viterbo e L' Aquila, le comunali di Chieti e Faenza ed altri comuniminori. Nei prossimi giorni verranno pubblicate le tribune politiche nazionali a cui parteciperanno esponenti di Forza Nuova.

sabato 13 marzo 2010

Zaia:"Prima il Veneto" ma fa cappellini Made in China

Andrea Minchio, candidato consigliere regionale di Forza Nuova, attacca il Ministro Luca Zaia: "Prima il Veneto", è lo slogan del Super Ministro, eppure il suo staff distribuisce materiale propagandistico "made in China". Una contraddizione in termini che la dice lunga sul significato che la Lega Nord attribuisce alle parole, che non si rivelano essere altro che beceri slogan privi di contenuto. Forse mancano produttori italiani - anzi veneti- di gadget? No di certo. Se Zaia non è riuscito a trovare uno sponsor italiano, avrebbe potuto benissimo chiedere alla nostra associazione "Compra Italiano", che gli avrebbe fatto un buon prezzo!
Già a partire dalla sua campagna elettorale, il Ministro mostra di prediligere la concorrenza asiatica: figurarsi cosa farà se e quando sarà eletto. Dopo lo sponsor al Mc Donald´s, i cappellini cinesi: davvero una bella prova di coerenza.

mercoledì 10 marzo 2010

I ROM NON SONO RUMENI

I ROM NON SONO RUMENI......
Ringraziamo il Camerata Rumeno Costel Antonescu che ci ha indicato queste informazioni.

In Italia

Gli zingari in Italia, come nel resto del mondo, rappresentano una comunità eterogenea, dalle mille sfumature e dalle mille espressioni. Mille sono anche gli anni della storia degli zingari divisi essenzialmente in tre gruppi principali: Rom, Sinti e Kalé (gitani della penisola iberica). A questi gruppi principali si ricollegano tanti gruppi e sottogruppi, affini e diversificati, ognuno con proprie peculiarità. Essi hanno un'origine comune, L'india del nord e una lingua comune, il romanès o romani ©hib diviso in svariati dialetti. L'opinione pubblica, che dei Rom e Sinti conosce poco o niente, tende a massificare e a confondere i diversi gruppi zingari, soprattutto tende a condannare e ad emarginare senza capire. La popolazione zingara in Italia rappresenta lo 0,16% circa dell'intera popolazione nazionale essendo stimati in un numero di persone compreso fra le 80.000 e le 110.000 unita. Sono presenti solo Sinti e Rom con i loro sottogruppi. I Sinti sono soprattutto insediati nel nord dell'Italia e i Rom nell'Italia centro-meridionale. Essi rappresentano gli zingari di antico insediamento a cui hanno aggiunti vari gruppi zingari di recente e di recentissima immigrazione. Circa 1'80% degli zingari che vivono nel nostro Paese hanno la cittadinanza italiana, il 20% circa e rappresentato da zingari extracomunitari, soprattutto provenienti dai territori della ex-Jugoslavia. Circa il 75% e di religione cattolica, il 20% di religione musulmana e il 5% raggruppa: ortodossi, testimoni di Geova e pentecostali.

L'arrivo in Italia

L'origine indiana degli zingari si è scoperta nel XVIII secolo attraverso lo studio della lingua zingara. Con lo studio filologico si è potuto ricostruire ipoteticamente l'itinerario seguito dagli zingari nel loro lungo cammino in quanto essi prendevano a prestito parole dai popoli con cui venivano a contatto. Dall'India del nord sono arrivati in Europa attraverso la Persia, l'Armenia e l'Impero Bizantino. Dai Balcani si sono diramati in tutta Europa, arrivando anche in Russia e, con le deportazioni, nelle Americhe e in Australia. Sono molti gli studiosi che credono che i Rom abruzzesi, fra i primi gruppi zingari arrivati in Italia, siano arrivati attraverso l'Adriatico provenienti dalle coste albanesi e greche, probabilmente per sfuggire alla repressione dei turchi ottomani. A sostegno di tale tesi si e fatto riferimento all'assenza nella parlata dei Rom abruzzesi di termini tedeschi e slavi. Ma si può obiettare: i turchi ottomani conquistarono tutta la Grecia e l'attuale Albania fra il 1451 e il 1520 (L. Piasere), mentre i Rom in Italia arrivarono molto tempo prima (il primo documento che attesta l'arrivo degli zingari e del 1422 ma ci sono molti indizi che inducono a credere che i Rom arrivarono ancora prima); i Rom abruzzesi hanno nella loro parlata sia termini tedeschi come tiÒ, glàse, brèg (ted. tiÒch = tavolo, glas = bicchiere, berg = montagna), sia termini serbo croati come plaxtà = lenzuola (s.c. phahta), niÒte = nulla (s. c. nista), a Òtar = catturare, afferrare (s.c. staviti), nikt (nikkete) = nessuno (s.c. nikto), a pukav. = fare la spia, denunciare (s.c. bukati), po (pro) = per (s.c. po); inoltre, perché i Rom con le loro carovane avrebbero dovuto viaggiare per via mare, via a loro scomoda, inusuale e all'epoca minacciata dai turchi, se per secoli avevano dimostrato di spostarsi con sicurezza e rapidità per via terra? Tutto ciò induce a credere che il grosso dei Rom abruzzesi sia arrivato in Italia dal nord per via terra, proveniente, dall'Albania o dalla Grecia, attraversando la ex-Jugoslavia e territori di lingua tedesca. Non è da escludere che effettivamente piccoli nuclei siano arrivati in Italia attraverso l'Adriatico assieme ad altre minoranze come Serbo -Croati e Albanesi. Tutto è comunque ancora da provare. Da questa piccola introduzione si può ben comprendere come sia difficile ricostruire la storia dei Rom sia perché i documenti a disposizione sono pochi ed incompleti sia perché i Rom non hanno lasciato nessuna testimonianza scritta. La storia dei Rom é una storia che non nasce dall'interno della sua comunità proprio perché essi rappresentano un popolo senza scrittura che affida alla "memoria" e alla tradizione orale il compito di trasmettere la propria storia e la propria cultura. La storia dei Rom è fatta dai Caggé (non zingari) attraverso le osservazioni di quanti ai Rom si sono in qualche modo interessati per la curiosità e la meraviglia che suscitavano o attraverso le disposizioni delle autorità pubbliche. Così dalla lettura delle Cronache del XV secolo si possono ricostruire sommariamente gli itinerari seguiti dagli zingari in Europa. Il primo documento che segnala l'arrivo degli zingari in Italia è quello del 18 luglio 1422, un'anonima cronaca bolognese contenuta nella Rerum Italicarum Scriptores di Ludovico Antonio Muratori: "A di 18 luglio 1422 venne in Bologna un duca d'Egitto, il quale aveva nome Andrea, e venne con donne, putti e uomini del suo paese, e potevano essere ben cento persone...... " Dalle "grida" e dai bandi che dal 1500 si sono susseguiti fino al 1700 si possono dedurre le politiche attuate dalle autorità nei confronti degli zingari: politiche di espulsione, di reclusione, di repressione, di deportazione, ovvero politiche votate al più completo rifiuto. (Attualmente siamo nella fase della politica di assimilazione).

I Rom abruzzesi

I Rom abruzzesi, con cittadinanza italiana, rappresentano dunque uno dei primissimi gruppi zingari arrivati in Italia e grazie alla lunga permanenza sono relativamente più inseriti nel contesto sociale ed economico della società maggioritaria rispetto ad altri gruppi di recente immigrazione. In passato le attività principalmente esercitate erano quelle che lasciavano spazio all'essere e alla creatività e quelle che facilitavano i rapporti umani. Da qui l'attività di musicisti, di fabbri calderari, di commercianti di cavalli, di lavoratori di metalli. Il progresso tecnologico, il boom economico, lo sviluppo delle attività industriali hanno soppiantato le attività tradizionali e la maggioranza dei Rom ha dovuto operare una riconversione economica, ma il modo di porsi di fronte alla vita e di interiorizzarla e soprattutto la struttura sociale dei Rom e rimasta nei secoli pressoché immutata. L'istituzione fondamentale su cui si regge la società romanes e la famiglia, intesa nel senso più ampio, come gruppo cioè che si riconosce nella discendenza da un antenato comune. Da sempre oggetto di violenza i Rom hanno rafforzato i rapporti endogamici e i vincoli di solidarietà familiare, mantenendo invece verso l'esterno un atteggiamento ostile. Vi è in questo un profondo senso di sfiducia e un'intima esigenza di difesa. Il sistema sociale e vissuto nelle profonde componenti umane, basato essenzialmente sul severo rispetto delle norme etico-morali che regolano e disciplinano la comunità romanes per garantire ai singoli individui la piena integrazione. Essi tutelano la dignità e l'onore del Rom. Non esistono classi o gerarchie sociali se si esclude quella semplicistica di ricchi e poveri, cosicché anche il più ricco e in relazione con il più povero e viceversa in base ad un principio di eguaglianza che riflette una ottica di vita di tipo orizzontale. In questo contesto il Rom abruzzese si sente parte di una totalità singolare che lo porta a differenziarsi sia dai caggé (non zingari) sia dagli altri gruppi zingari (Rom stranieri, Sinti, Kalé). ciò si traduce in un proprio stile di vita con modi proprio di esprimersi e di comportarsi. Alcune norme sono vincolanti, ad esempio: alle romniá abruzzesi non e assolutamente consentito dall'etica romanès di fumare, di indossare pantaloni, di truccarsi, di indossare costumi da bagno al mare, di giocare d'azzardo. Le donne che vogliono avere una buona reputazione ed intendono essere rispettate dai Rom si adeguano al rispetto di tali norme morali, che non le confonde con gli altri. Un Rom si sente perfettamente sicuro in seno alla sua comunità, costituita dall'insieme di tanti singoli gruppi parentelari dove non esistono né regine né tantomeno re come invece tende a far credere il sensazionalismo giornalistico che copre con la fantasia e l'immaginazione le proprie carenze informative. In mondo romano vien perciò presentato o in termini mitologici o in termini criminalizzanti, l'una e l'altra forma sono delle distorsioni che alterano il mondo zingaro producendo stereotipi negativi e pregiudizi di cui i Rom restano vittime. La sicurezza del Rom deriva dalla tradizione che lo pone sicuro di fronte al futuro e dalla coesione, che lo pone sicuro davanti all'imprevedibile. Tutto ciò si traduce in un forte equilibrio psicologico. Le relazioni ben strette fra educazione, coesione ed equilibrio psicologico sono minacciate con i contatti conflittuali esterni. Si pensi ad un bambino Rom che frequenta la scuola pubblica: entrare a contatto con una realtà che presenta dei modelli di vita funzionale alla società maggioritaria a cui e difficile per lui adattarsi, gli provoca inevitabilmente uno smarrimento in quanto è costretto ad operare una difficile scelta che nella maggior parte dei casi lo induce a ripercorrere la strada degli affetti familiari; da adulto mostrerà un atteggiamento ostile verso quella società non ancora preparata ad accoglierlo se non attraverso l'assimilazione. Lo stesso dicasi dei matrimoni misti in cui l'individuo esterno viene a rappresentare un elemento di disturbo se non riesce ad integrarsi. Il cardine della struttura sociale dei Rom e la famiglia patriarcale, dove il vecchio, considerato saggio, ne é rappresentante riconosciuto. Ci sono Rom che vengono esclusi per le loro pessime qualità morali, sono considerati "gavalé" e sono derisi e scherniti. I frequenti contatti all'interno del mondo romano hanno da sempre attivato una fitta rete di comunicazione interna che porta i Rom ad essere a1 corrente di ciò che accade a famiglie zingare anche molto distanti. I mass media rappresentano oggi, assieme alle organizzazioni tentacolari pseudo-zingare, la più grande minaccia all'esistenza dei Rom poiché infondono modelli di vita che allontanano i giovani dalla tradizione facendo allargare le maglie delle relazioni sociali e familiari, creando anche nuovi gusti e nuove esigenze che alterano l'etica romanès e che infondono nei Rom l'arrivismo e la necessità di possedere a tutti i costi il superfluo. Da qui le attività illecite. I Rom non preparati alla maniera dei caggé, cadono nel tranello. Cerchiamo ora di capire e di conoscere alcuni aspetti fondamentali della cultura e della vita dei Rom abruzzesi: la lingua, il sistema giuridico, la festa (fidanzamento e matrimonio), la morte.

La lingua

La lingua dei Rom abruzzesi detta "romanès" o "romaní ©hib" è strettamente imparentata con le lingue neo-indiane e conserva ancora fedelmente un gran numero di vocaboli di origine indiana. La lingua romani è arricchita di imprestiti persiani, armeni, greci, serbo-croati, di alcuni vocaboli tedeschi e di elementi dialettali dell'Italia centromeridionale a testimonianza dell'itinerario seguito dai Rom nel lungo cammino iniziato dal nord-ovest dell'India verso occidente.

http://destracritica.blogspot.com/2009/03/i-rom-non-sono-rumeni.html

domenica 7 marzo 2010

Il retroscena dell’offerta dei Berlusconiani al PD: voto anticipato nella “rossa” Bologna, in cambio di una legge bipartisan che riammettesse le liste

Signori e signore, benvenuti al mercato della democrazia !
Per il Lazio e la Lombardia offresi Bologna, chi offre di più ? Ebbene sì, siamo a questo livello. O meglio: eravamo. Poi, nella notte, lo abbiamo superato. Sì, perché nel pasticcio di liste presentate in ritardo, timbri mancanti e decreti minacciati, qualcuno si era ricordato del capoluogo emiliano. Non per la preoccupazione di un commissariamento che comincia ad essere oggetto di polemiche politiche, ma a causa di una idea geniale venuta in capo ai maggiorenti del Popolo della Libertà: offrire al PD il voto anticipato nella “rossa” come merce di scambio.
Berselli, che dapprima aveva bollato l’ipotesi del commissariamento come un “disastro per la città”, per poi brindare al commissario “novello podestà”, si era persino dichiarato speranzoso. Era pronto, insomma, a deporre la spada della legalità, brandita contro chi invocava una legge ad Bononiam (così la chiamava il coordinatore regionale del PDL, n.d.r.) per evitare a Bologna un buco democratico, ed accettare finalmente un parto elettorale prematuro. Più che un uomo un otto volante. L’incoerenza, tuttavia, è solo apparente.
I politici nostrani, infatti, gestiscono i partiti e le istituzioni come aziende personali. L’obiettivo, dunque, è quello di far quadrare i conti. In un modo o nell’altro. La democrazia, la libertà, le belle parole sono solo acqua per mandar giù la pillola. Si dirà: è sempre stato così. Non proprio, ma la differenza più evidente è che oggi si ragiona senza problemi a voce alta. Mentre una volta si distingueva tra versioni vere ed ufficiali, ora non c’è più bisogno di tenere i panni sporchi nascosti nelle stanze chiuse e vergognose, poiché il popolo è assuefatto. Immoralità e illegalità si fanno chiamare impunemente “politica”. Così c’era chi proponeva di riciclare i più accreditati candidati laziali della rigettata lista PDL nella nuova giunta, a prescindere dalle loro competenze o capacità. Oppure, come nel caso specifico, si considerava una città importante come Bologna alla stregua di uno yo-yo con cui giocare a piacimento, da barattare eventualmente per un gioco più interessante.
Il caos regna sovrano. D’altronde, come si è visto, il fumo diminuisce la visibilità e favorisce i “malamente”. Specialmente di notte.

venerdì 5 marzo 2010

Olanda: elezioni, successo per Wilders

BRUXELLES - L'Olanda viola l'embargo Ue (che vieta di dare i risultati del voto europeo fino a domenica alle 22) e fornisce i risultati delle elezioni per il Parlamento di Strasburgo che si sono svolte il 4. Elezioni con risultati che rappresentano un vero e proprio terremoto politico. Il vincitore è l'euroscettico Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders che ottiene il 17% dei voti (quasi il triplo delle politiche 2006) e diventa il secondo partito del Paese.
Così l'Olanda del dopo voto scopre di essere un Paese con due facce. La tradizionale tolleranza olandese si è incrinata.
Le vere vincitrici delle elezioni europee, nelle quali ha votato il 36,5% degli elettori, in calo rispetto al 39,3% a quelle del 2004, sono le posizioni più estreme: la destra islamofoba e nazionalista da un lato, e i partiti dichiaratamente a favore dell'Ue dall'altro.
I grandi sconfitti invece sono stati i due principali partiti al governo, i Cristiano democratici (Cda) del premier, Jan peter Balkenende, e i laburisti (PvdA). Il Cda si è confermato il primo partito, ma è sceso dal 24,4% delle europee del 2004 al 19,9% (passando da 7 a 5 seggi). Mentre il PvdA è crollato al 12,1% dal 23,6% del 2004 (da 7 a 3 seggi).
Specchio di questa divisione sono le più grandi città del Paese, Rotterdam e Amsterdam. Il distretto industriale contro la piazza finanziaria. La città degli operai e del porto più grande d'Europa contro la città dei professionisti, del turismo, della cultura e aperta al mondo.
E proprio a Rotterdam, già ribattezzata "Eurabia" per l'alta densità di stranieri e governata da un sindaco di origine marocchina, il Pvv ha ottenuto il suo massimo risultato diventando il primo partito. E' stato qui che Wilders ha concentrato la sua campagna elettorale, candidandosi anche a sindaco per le comunali dell'anno prossimo. Qui ha cavalcato le paure della gente, delle tensioni sociali tra olandesi e stranieri, forte di un dato eloquente: tra i giovani marocchini uno su due ha già precedenti di polizia.