SIGNORAGGIO BANCARIO

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martedì 17 marzo 2009

"Il papa non è benvenuto a Gerusalemme"

“Il Papa non è il benvenuto in Terra Santa, nelle attuali circostanze”, ha detto l’Arcivescovo Teodosio di Sebaste, il prelato cristiano di etnia palestinese di più alto rango a Gerusalemme, dopo che in Israele è stato annunciato che il capo della Chiesa di Roma inizierà in Maggio il suo pellegrinaggio alla Città Santa con un atto di omaggio al Monumento Ebraico dell’Olocausto “Yad Vashem”.
“Non siamo contro la visita del Papa allo Yad Vashem, ma prima di esprimere solidarietà agli ebrei, dovrebbe esprimere solidarietà ai cristiani della Palestina. Abbiamo anche noi le nostre tragiche memorie; il nostro Yad Vashem sta a Gaza”, ha detto l’Arcivescovo, e ha quindi aggiunto: “Che il Papa inizi la sua visita a Gaza, prima di ogni altro luogo”.
L’Arcivescovo, nato in Galilea, è un cittadino di Israele, un critico dichiarato degli eccessi ebraici e un sostenitore manifesto dell’idea di un Unico Stato per una piena uguaglianza di ebrei, cristiani, musulmani e minoranze varie in una Terra Santa integra e indivisa. L’Arcivescovo Teodosio Atallah Hanna è un uomo che sa quello che vuole: ha rifiutato di incontrare il Presidente Bush e ha difeso Papa Benedetto quando venne attaccato per quello che venne considerato un discorso anti-musulmano. Adesso esprime i sentimenti di molti cristiani palestinesi, di questa che è la più vecchia comunità cristiana del mondo. Mentre la Chiesa di Roma venne costituita da San Pietro, apostolo di Cristo, la Chiesa di Gerusalemme venne costituita da Cristo stesso. In molti villaggi e città della Terra Santa le memorie della presenza del Salvatore ancora perdurano. La maggioranza dei cristiani di Gerusalemme appartiene alla confessione ortodossa dell’Arcivescovo, mentre la cattolica è una minoranza.
Riguardo la visita papale, i cattolici e gli ortodossi la pensano allo stesso modo. Prima della guerra di Gaza, padre Manuel Musallam, capo della Chiesa Cattolica Romana di Gaza, aveva detto che Gaza ha il diritto di non morire, e che se muore morirà sul campo di battaglia. I credenti cattolici, preti e monaci della Terra Santa, hanno inviato al Papa una lettera segreta chiedendogli di rimandare la visita a tempi futuri. Il Vaticano ha letto la lettera ma ha deciso di non curarsene. Ora Israele dipingerà certamente questa visita come una sua vittoria.
“Se il Papa vuole venire in Terra Santa, dovrebbe iniziare la visita dalla locale chiesa cattolica di Gaza”, ha detto l’Arcivescovo Teodosio Atallah Hanna. “A questa chiesa sono state negate le visite di preti e vescovi, e i cristiani di Gaza non possono recarsi nelle chiese di Gerusalemme e di Betlemme. Innanzitutto, il Papa dovrebbe incontrare i cristiani palestinesi, che portano la luce di Cristo nelle tenebre dell’occupazione israeliana. Altrimenti, non è una visita per noi, ma una visita per Israele, una tappa nell’agenda del Papa concordata con le organizzazioni ebraiche. Chiediamo al Papa di parlare a nome del popolo della Palestina, perché i cristiani palestinesi sono parte integrante della Palestina. I cristiani palestinesi soffrono insieme ai loro fratelli musulmani. Che il Papa sostenga la nostra causa”, ha detto.
Molti cristiani palestinesi pensano che il Vaticano sia diventato un giocattolo a disposizione degli intrighi ebraici. Perché il Vaticano si spende così tanto per cercare di blandire e di compiacere gli ebrei? La Chiesa di Roma non è ancora un’entità indipendente? Perché la Sede di S. Pietro dà retta ai veti ebraici anche riguardo agli affari ecclesiastici?
La visita del Papa al Monumento dell’Olocausto è preoccupante.
Il Museo adiacente al Monumento contiene certe grossolane calunnie sul defunto Papa Pio XII; e gli ebrei hanno rifiutato di rimuoverle.
Ancora peggio, l’Olocausto viene utilizzato per giustificare lo sterminio di Gaza; visitare per prima cosa lo Yad Vashem manda un messaggio sbagliato, di accettazione della superiorità ebraica sulla Cristianità.
Inoltre, il Monumento dell’Olocausto è un simbolo religioso, l’idolo di un nuovo culto, pagano e ateo. Il suo direttore, Judah Bauer, ha negato apertamente Dio e la Creazione, mentre il precedente direttore [Yitzhak Arad] è considerato un criminale di guerra ed è stata chiesta la sua estradizione [dall’Ucraina].
Tom Segev, un eminente scrittore israeliano, ha detto giustamente che l’Olocausto è diventato “un oggetto di adorazione”. Abraham Foxman, capo dell’Anti-Defamation League, ha dichiarato: “L’Olocausto è un attentato quasi riuscito alla vita del Popolo Eletto di Dio e, quindi, a Dio stesso”.
Noi conosciamo un attentato quasi riuscito alla vita del Figlio di Dio, e perciò a Dio stesso, che ebbe luogo a Gerusalemme, sul Calvario. Lo Yad Vashem è un rivale, un luogo di idolatria. Abramo si rifiutò di rendere omaggio agli idoli – perché il Papa non può seguire il suo esempio?
L’imminente visita del Papa è stata ottenuta con uno stratagemma: il Vescovo tradizionalista Mons. Williamson è stato riammesso alla comunione con la Chiesa nello stesso momento in cui la sua intervista sull’Olocausto ebraico veniva resa nota. Lo scandalo è stato enorme. Se Williamson avesse bestemmiato Cristo e la Chiesa sarebbe stato applaudito per la sua presunta apertura mentale; così come stanno le cose, il Papa è stato costretto a chiedere perdono ai suoi “fratelli maggiori, gli ebrei”, e persino a partire per questo viaggio in stile Canossa, con i suoi appuntamenti prefissati con gli israeliani.
In Palestina, il Papa e i cattolici possono imparare una cosa o due dalla Chiesa di Gerusalemme. Nonostante la sua posizione minoritaria all’interno dello Stato ebraico, la Chiesa Ortodossa è ancora libera e non sovvertita. La sua teologia è luminosamente, implacabilmente trionfalista; noi crediamo in Cristo e nella vittoria dell’Ortodossia come l’abbiamo celebrata Domenica scorsa, la prima Domenica di Quaresima. La nostra chiesa è universale e cattolica, perché noi di Gerusalemme e di Mosca, di Antiochia e di Costantinopoli siamo uniti da un’unica comunione, sebbene non abbiamo un unico pastore. Non abbiamo fratelli maggiori. Non abbiamo relazioni speciali con gli ebrei – a meno che essi non vogliano unirsi a noi. Rigettiamo le eresie, e non esitiamo ad anatemizzare gli eretici, inclusi i papi di Roma quando sono andati troppo oltre nel sottomettersi alle potenze mondane. La nostra Chiesa non cerca pubbliche relazioni migliori, non cambia le sue regole in un vano tentativo di attrarre più fedeli. Ella venera le icone, ma non si piega agli idoli.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Teodosio, finalmente una dichiarazione come si deve il Papa e la Chiesa ora mai si sono prostrati letteralmente dinanzi ai loro "fratelli maggiori", ma quel che è peggio, è che cercano di imporci la shoah come culto come regola assoluta, rinnegando quello che la nostra Chiesa è stata ed è, in nome di un ecumenismo nato col solo pretesto di non urtare la potente Israele, che imporrebbe d9i conseguenza pesanti tasse sugli averi del papato nella terra di Sion

Anonimo ha detto...

La chiesa non è più una guida spirituale, tanto che si fa mettere i piedi in testa dagli ebrei dai mussulmani dagli islamici dalla politica, io non sono cattolico, anzi per essere più precisi non credo nelle religioni, ma secondo me il Papa in questa situazione sta sbagliando, dovrebbe quantomeno tutelare in qualche modo i cattolici, invece magari si comporta come Fini, entra nel museo della shoah e.......

Anonimo ha detto...

La chiesa, ma soprattutto preti e vescovi, non parlano più di eutanasia, di aborto, di massoneria, di satanismo, oramai si limitano a spiegare il vangelo sforgiando le loro teorie da seminario e poi sta a te credere non credere, quelli sono fatti tuoi, non importa se 3/4 della gente seduta sugli scanni dorme, chiacchera o è andata in chiesa per tirare dall'armadio il cappotto nuovo, questo a loro non importa più, la chiesa che doveva convertirti e sqalvare la tua anima è sparita da tempo, l'unica cosa che viene tutelata oggi è l'interesse!