SIGNORAGGIO BANCARIO

SIGNORAGGIO BANCARIO

sabato 27 febbraio 2010

Il testamento spirituale di Rutilio Sermonti


Ascoltatemi, carissimi amici e compagni di fede. Questo non è un addio. L’addio, sarete voi a darmelo, quando io non potrò più farlo, dato che, fino all’ultimo respiro, intendo adempiere al giuramento che prestai il 28 ottobre 1939 allo Stadio dei Marmi, al Duce presente.E’ un testamento e una consegna, e, come tale, va redatto presso alla conclusione della vita, ma ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, come il destino ha voluto conservarmi tuttora.Mi rivolgo a voi, che mi siete più vicini nei ranghi, ma vi faccio carico di serbare in cuore le mie parole e di divulgarle al massimo e con ogni possibile mezzo a tutti coloro che giudicate pronti a riceverle, il giorno in cui mi porrò in congedo illimitato.Per tutta la vita, ho cercato di servire il nostro comune ideale.Come tutti, ho certo commesso errori ed ingenuità, ma posso orgogliosamente affermare, sfidando chiunque a contraddirmi, di non aver mai accettato il più insignificante compromesso con la laida baldracca cui si usa dare il nome di Libertà, nè con i suoi logorroici manutengoli. Ora che il fardello del legionario comincia a premere sulle mie dolenti spalle, e che il mio passo malfermo necessita dell’appoggio affettuoso dei giovani fedeli, credo quindi di potere, senza mancarvi di rispetto, rivolgermi a voi in tono quasi paterno.La prima verità da intendere è questa: che il compito che ci siamo assunti non è da uomini, ma da eroi. Non è affermazione retorica, questa, ma rigorosamente realistica. E, se così numerosi tentativi di riunione delle nostre forze sono falliti, è stato perchè si è voluto affrontarli da uomini e non da eroi. E gli uomini, anche di buon livello, hanno una pletora di debolezze, di vanità, di fisime, di opportunismi, che solo gli eroi sanno gettarsi dietro le spalle.Come tante altre parole, anche “eroe” ha bisogno di una definizione. Non intendo, con essa, riferirmi a un comportamento eccezionale dettato da un attimo di esaltazione, di suggestione e di sacro furore, che può portare fino a “gettare la vita oltre l’ostacolo”. Intendo definire quel fatto esistenziale e permanente, detto “concezione eroica della vita”, che accompagna il soggetto in tutte le sue azioni e pensieri, anche apparentemente più tranquilli. Eroe, è quindi chi riesce a spezzare i vincoli condizionanti che lo legano, ora ad ora, alla grigia materialità del quotidiano, per seguire ad ogni costo la suprema armonia del cosmo, il sentiero della super-vita e della partecipazione al Grande Spirito. L’eroe è quindi portato a fare il proprio dovere, senza bisogno di alcuna costrizione, ed ha nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile che un pubblico impiegato seduto dietro a un bancone. Libero, non è chi non ha padrone, ma chi è padrone di se stesso, e quindi l’eroe è il solo tipo umano veramente libero.Non è che l’eroe non si allacci anche lui le scarpe, non paghi il telefono, non incassi lo stipendio o non partecipi magari a una compravendita. Solo che, per lui, quelle sono incombenze necessarie ma accessorie, secondarie: non sono “la realtà della vita”, come per l’uomo qualunque. Servono a campare, ma vivere per campare gli toglierebbe il respiro.Per questo, il nostro primo imperativo dev’essere. “tutti eroi !”.Il mio testamento spirituale potrebbe finire quì, perchè tutto quel che ho fatto, detto e abbondantemente scritto in tanti anni, non è che la conseguenza di quell’impostazione.Voglio però aggiungervi un paio di consigli, che ritengo possano essere utili per la vostra continuazione della lotta.Il primo è di adottare un ordinamento (e una formazione) fondato sui doveri e non sui diritti.Sul piano meramente logico, sembrerebbe la stassa cosa. Se Tizio ha un diritto, ci dev’essere un Caio che ha il corrispondente dovere verso di lui. Se quindi io dico. “Tizio ha diritto di avere X da Caio”, è sinonimo del dire ” Caio ha il dovere di dare X a Tizio”. Che differenza c’è ?C’è, la differenza. E sta nel fatto che, mentre il proprio dovere si può FARE, il proprio diritto si può soltanto RECLAMARE. Ne consegue che, se tutti fanno il loro dovere, e tale è la maggior cura dello Stato, automaticamente anche tutti i diritti vengono soddisfatti, mentre, se si proclamano diritti a piene mani, e tutti li reclamano, si fanno solo cortei con cartelli e una gran confusione e intralcio al traffico (protetto da stuoli di vigili urbani), ma il popolo resta a bocca asciutta, eccettuati i sindacalisti.La seconda esortazione ha carattere operativo. Un uomo solo, un Capo, può impugnare la barra delle massime decisioni, ma deve possedere qualità eccezionali, che ben raramente si riscontrano. In sua mancanza, un gruppo di tre, quattro, cinque persone accuratamente selezionate, possono svolgere la funzione decisionale con sufficiente prontezza e saggezza. Un organo più numeroso, può funzionare solo a patto che vi sia una rigorosa divisione di funzioni e relative competenze, tra cui quella di sintesi, svolta da pochissimi. Ma soprattutto , deve dominare in esso l’assoluta unità di intenti, al difuori di qualsiasi carattere agonistico ( tipo maggioranza e opposizione). In mancanza di tali requisiti, l’organo numeroso è del tutto inutile, anzi gravemente dannoso, perchè vengono a dominare poteri “di fatto” fuori di ogni controllo. Vi dico questo, sia in vista degli organi dello Stato organico che intendiamo istaurare, sia per quanto riguarda agli organi interni di “nostre” formazioni. Per queste ultime, anzi, il pericolo delle vaste “collegialità” (vedasi il pessimo esempio del MSI-DN) è ancor più grave, perchè fattore della degenerazione demagogica e incapacitante delle compagini stesse. Lasciate quindi al belante gregge democratico la ridicola allucinazione di comandare tutti, e coltivate la nobile, virile e feconda virtù dell’obbedienza.Nessuno nega che il temperamento ambizioso sia uno stimolo per l’azione, ma ognuno stia in guardia: al minimo accenno che esso tenda a prevaricare in lui sulla dedizione alla Causa, sappia mortificarlo con orrore. La vittoria nella “grande guerra santa” è quella.Se potrò costatare l’accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente.Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone.Enos, Lases, iuvate !
Rutilio

BARBARESCHI (PDL) PROPONE IL NUCLEARE AL SUD PER LE NOSTRE DONNE




IN PUGLIA (E ANCHE A SANNICOLA) COME NEL RESTO DELLE REGIONI D'ITALIA ESISTONO I PROGETTI DI RISANAMENTO.
I BAMBINI BIELORUSSI VENGONO PER DEI SOGGIORNI TERAPEUTICI PER DUE VOLTE L'ANNO, DUE MESI NEL PERIODO ESTIVO E UN MESE NEL PERIODO INVERNALE.
IL CLIMA E L'ALIMENTAZIONE MEDITERRANEA LI AIUTANO A GUARIRE DALLE RADIAZIONI DEL TERRITORIO IN CUI VIVONO, CONTAMINATO DALLA CATASTROFE DI ČERNOBYL'.

martedì 23 febbraio 2010

E IL PDL CI RICASCA DI NUOVO


Roma - Un fiume di denaro sporco, per un ammontare complessivo di circa due miliardi di euro, è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dalla guardia di finanza: 56 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma, su richiesta della procura distrettuale antimafia. L'accusa è quella di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio e al reimpiego di ingentissimi capitali illecitamente acquisiti attraverso un articolato sistema di frodi fiscali. Alcuni indagati sono stati arrestati negli Usa, in Inghilterra e in Lussemburgo.
Mandato d'arresto per Di Girolamo La magistratura di Roma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del senatore Nicola Di Girolamo (Pdl) per violazione della legge elettorale "con l’aggravante mafiosa". Lo ha reso noto il procuratore della dda di Roma Giancarlo Capaldo nel corso di una conferenza stampa a piazzale Clodio, tenuta insieme al procuratore nazionale antimafia Piero Grasso per illustrare l’operazione Broker contro il riciclaggio. Il gip Aldo Morgigni chiederà l’autorizzazione a procedere. Per la sua elezione nella circoscrizione Estero-Europa, la dda di Roma ha accertato che Di Girolamo era supportato da esponenti della ’ndrangheta calabrese che si era attivata per la raccolta di voti tra gli emigrati calabresi in Germania.
Elezione sospetta "L’elezione del senatore Di Girolamo è stata fatta anche attraverso il contributo determinante di una famiglia della 'ndrangheta, gli Arena di Isola di Capo Rizzuto". Così il procuratore Capaldo. "Uno dei principali datori di lavoro dell’avvocato-senatore - ha continuato Grasso - il signor Gennaro Mokbel, legato in passato ad ambienti della destra eversiva, era uno dei catalizzatori dell’operazione di riciclaggio con le società di tlc. Nel corso delle passata campagna elettorale, le indagini hanno documentato che esponenti della 'ndrangheta si sono recati in Germania, nel collegio di Stoccarda, e hanno raccolto i certificati elettorali dei nostri immigrati. In questo modo hanno poi espresso i voti in favore di Di Girolamo. È uno dei profili più inquietanti che sono emersi da questa indagine".


SONO QUESTI I POLITICI CHE VI ASPETTAVATE AL GOVERNO?

sabato 13 febbraio 2010

CINEFORUM

Visione del film-documentario "Il mio Paese" di Daniele Vicari.

Il documentario percorre le strade dell'attuale realtà lavorativa italiana dalla Sicilia al Veneto.
La sua esplorazione della nostra penisola ripercorre in senso inverso il viaggio compiuto da Joris Ivens nel 1960 per il documentario "L'Italia non è un paese povero", spaccato di vita dell'Italia dello sviluppo del dopoguerra, commissionato dal presidente dell'Eni Enrico Mattei.

giovedì 4 febbraio 2010

LE SOLITE BARZELLETTE DEL PDL

DOV' E' FINITA LA COERENZA?
La Regione Puglia con la legge regionale n° 30 del 4 dicembre 2009 ha sbarrato la porte al nucleare.
La legge, recante “Disposizioni in materia di energia nucleare” consta di un solo articolo composto da tre semplici commi, e mira a preservare il territorio regionale da quelli che la Puglia ritiene essere i pericoli derivanti dalla presenza forzata di centrali nucleari contro la volontà degli enti locali.
Il governo, su proposta del ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha deciso di impugnare dinanzi alla Corte costituzionale tale legge che impedisce di fatto l'installazione di impianti nucleari nel territorio regionale.
Il ministro Scajola ha spiegato che "l'impugnativa è necessaria per ragioni di diritto e di merito".
Non impugnare tali leggi avrebbe costituito un precedente pericoloso perché si potrebbe indurre le Regioni ad adottare altre decisioni negative sulla localizzazione di infrastrutture necessarie per il Paese".
"Nel merito", ha aggiunto Scajola, "il ritorno al nucleare è un punto fondamentale del programma del governo Berlusconi, indispensabile per garantire la sicurezza energetica, ridurre i costi dell'energia per le famiglie e per le imprese, combattere il cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra secondo gli impegni presi in ambito europeo".
Scajola ha inoltre ricordato che "al prossimo Consiglio dei ministri del 10 febbraio ci sarà l'approvazione definitiva del decreto legislativo recante tra l'altro misure sulla definizione dei criteri per la localizzazione delle centrali nucleari".
Ma torniamo a quel 4 dicembre 2009, non fu anche il PDL a schierarsi a favore della proposta di legge contro il nucleare?
Ad onor del vero fu proprio PALESE ad auspicare che il testo sia mutuato da altre regioni.
Non solo, anche la Provincia di Lecce con deliberazione del Consiglio Provinciale del 27 novembre 2009, ha approvato una mozione per manifestare la propria contrarietà all’eventuale insediamento di un sito nucleare sul territorio.
Premettendo che la Puglia produce un surplus pari all' 80% rispetto al suo fabbisogno e che la storica vocazione turistica e agricola del territorio verrebbe gravemente compromessa da una centrale o da un sito di stoccaggio di scorie nucleari con pregiudizio per la già fragile economia derivante dall’agricoltura di qualità e dalla filiera agroalimentare dei prodotti mediterranei, NON SI CAPISCE COME MAI MENTRE E' PROPRIO IL PDL REGIONALE E LECCESE A GRIDARE IN NO AL NUCLEARE IL GOVERNO SI SCAGLIA CONTRO TALE DECISIONE.

mercoledì 3 febbraio 2010

BERLUSCONI L'UOMO CHE NON METTEVA LE MANI NELLE TASCHE DEI CITTADINI!

DL 194/08, ENNESIMO SALASSO PER LE IMPRESE: LA TASSA SUGLI ALIMENTI.
È la nuova tassa per le imprese alimentari, presentata come onere per servizi sanitari.
Pubblicato in GU 11 dicembre 2008 n. 289 ed entrato in vigore immediatamente, il Decreto Legislativo 194/2008 disciplina le modalità per il rifinanziamento dei controlli sanitari ufficiali eseguiti negli stabilimenti di produzione dalle autorità competenti, per verificare la conformità alla normativa riguardante mangimi e alimenti, nonché salute e benessere degli animali. Il provvedimento la cui applicazione all’interno delle imprese è anche oggetto delle verifiche ispettive di cui discutiamo. Tuttavia, non tutti gli addetti ai lavori sembrano essere di questo parere. L’unica cosa certa, nella confusione totale data dall’imposizione di questa norma, è la decisa contrarietà della categoria imprenditoriale, che ritiene di essere ancora una volta l’unica a pagare pegno in tempi di crisi. Le argomentazioni a favore di questa tesi non sembrano in effetti prive di fondamento. Sono tante e le più svariate, vengono sia dal mondo della trasformazione industriale e artigianale, che da quello del primario. Tutti lamentano il fatto che, dietro la richiesta del pagamento di diritti si celi l’ennesima tassa — sotto molti aspetti iniqua — che viene applicata indiscriminatamente a tutto un comparto e che potrebbe generare problemi e conseguenze molto peggiori di quelle inizialmente stimate.
Il provvedimento prevede l’obbligo, da parte degli operatori, del pagamento di una tariffa differenziata a seconda del settore interessato e delle quantità esaminate. Gli impianti di macellazione, quelli di sezionamento, i centri di lavorazione della selvaggina, gli stabilimenti di produzione del latte e quelli di produzione ed immissione in commercio dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura, sottostanno a tariffe che corrispondono a quelle minime previste all’allegato IV del Reg. CE 882/2004, maggiorate, per il primo anno, del 20%, così come indicato nelle sezioni da 1 a 5 dell’allegato A del decreto. Per tutte le altre attività produttive diverse da quelle indicate sopra, è stabilita una tariffa forfettaria annua, diversificata a seconda della tipologia di attività e per fasce quantitative, anche questa maggiorata del 20 %, come da tabella alla sezione 6 dell’allegato A del Decreto. Queste ultime tariffe variano da un minimo per fascia A da 400 e a 800 e per fascia B, fino a 1.500 e per la fascia C. In assenza di una circolare esplicativa ci sono numerose lacune normative che determinano incertezza sulla corretta interpretazione. In questo, non aiutano ASL e Regioni che danno dei pareri discordanti e spesso molto diversi tra loro, a seconda del territorio considerato. In sostanza, l’applicazione della norma non è la stessa ovunque in Italia. E questo è già grave di per sé.
Uno dei punti dolenti, infatti, è relativo al fatto che le tariffe si applicano per le imprese di produzione, con esclusione quindi di quelle commerciali, che riforniscono in prevalenza (oltre il 50% della propria produzione) altre attività di intermediazione commerciale o di somministrazione, escludendo di fatto quelle imprese micro, piccole ed artigiane che si rivolgono soprattutto o esclusivamente al consumatore finale. Cosa si intenda, però, per consumatore finale, non è dato sapere con esattezza. I ristoratori e le imprese di catering, per esempio, come si considerano? Sono a loro volta grossisti? E ancora, chi e come verifica che questo ammontare del 50% non venga superato? Le ASL? Ma sulla base di quali elementi di calcolo? Questi sono solo alcuni degli interrogativi che imprese ed organizzazioni di categoria si pongono.
Alcune ASL hanno anticipato l’utenza inviando lettere dove ammettono che in futuro i diritti riscossi potrebbero rivelarsi non dovuti e quindi potrebbero anche essere riaccreditati all’impresa. Altre aziende, invece, non solo hanno inviato il sollecito di pagamento, ma, poiché la “tassa” andava pagata entro la fine del 2008, hanno imposto anche il versamento di quanto dovuto per il ritardo.
Per quanto attiene alle modalità tecniche di versamento delle tariffe, il Decreto rinvia alle disposizioni di un altro Decreto del Ministero del Welfare e a provvedimenti regionali che si sarebbero dovuti emanare entro 60 giorni dall’entrata in vigore del Decreto 194, ovvero entro il 10 febbraio scorso.
Il termine, ritenuto perentorio dal Ministero, del versamento della tariffa annuale entro il 31 gennaio, sarebbe dunque dovuto essere considerato dalle Regioni, per quest’anno, come termine ordinatorio in attesa dell’emanazione del Decreto Ministeriale sopra citato. E alle imprese si sarebbe dovuto concedere — a parere dei più — una maggiore flessibilità, evitando per esempio di imporre il pagamento della mora. Ciò che invece per legge sarebbe potuto accadere — e che forse in certi casi è realmente successo — è che in caso di omesso o incompleto versamento della tariffa, la ASL territorialmente competente avviasse, trascorsi 60 giorni dalla richiesta di pagamento, un’azione di riscossione coattiva applicando una maggiorazione del 30% oltre agli interessi maturati nella misura legale.
Questo è il quadro che si prospetta a danno delle imprese. Ed era prevedibile che una simile norma avrebbe acceso gli animi di chi ne tutela gli interessi. “Una tariffa che ha tutti i tratti di una tassa, importi che lievitano fino a diventare sessanta volte più pesanti e nessuna differenziazione tra micro, piccole e grandi imprese ed i relativi volumi d’affari”
Il decreto sembra basarsi su una serie di valutazioni errate, è incapace di cogliere la realtà del settore ed è stato partorito in totale silenzio, senza la minima consultazione delle organizzazioni imprenditoriali durante la fase preparatoria, come invece accade solitamente. Questa norma, a detta dei più, rischia di fare piazza pulita di tutta la galassia di micro imprese che operano nel comparto, anche perché le aziende concentrate nella prima fascia di tariffazione sono la stragrande maggioranza e il pagamento di 400 e, sommati ad un fardello fiscale già difficile da sopportare, potrebbe davvero determinare la chiusura di molte attività produttive. Se questo non fosse sufficiente, bisogna considerare il fatto che i servizi prestati dalle autorità competenti agli imprenditori del settore, va versato a prescindere dalla effettiva possibilità di procedere al controllo sulla totalità delle imprese, visto anche il considerevole numero delle stesse. Quindi un’azienda potrebbe pagare un servizio, pur non fruendone mai. Per questo questi diritti hanno il forte sapore di una tassa vera e propria.
Tutto ciò provocherà l'aumento indiscriminato di tutti i generi alimentari e quindi colpiranno soprattutto le fasce più deboli della popolazione: QUELLA CHE NON ARRIVA A FINE MESE!
FORZA NUOVA ESORTA TUTTI A NON VOTARE COLORO CHE HANNO EMANATO QUESTA LEGGE: IL PDL.

lunedì 1 febbraio 2010

Zaia promuove McItaly al McDonald. Forza Nuova – 'Il ministro deve vergognarsi


E' sul libro paga delle multinazionali? - McDonald's, il gigante fast-food, ha 'lanciato' un nuovo prodotto: si chiama McItaly, ed è la nuova linea 'Made in Italy', con carne, olio e prodotti come l'Asiago, la Bresaola, in commercio da domani e per almeno sette settimane nei 392 punti vendita italiani. A presentarlo, nel primo punto vendita in Italia della multinazionale (Roma - Piazza di Spagna), è stato il ministro leghista delle Politiche agricole Luca Zaia. Lo stesso si è detto "grato a McDonald's che si è prestata a questa grande operazione culturale". L'amministratore delegato di McDonald's Italia Roberto Masi conta di vendere 3,5 milioni di panini McItaly in sette settimane grazie anche all'importante riconoscimento che il Ministro Zaia ha voluto concedere a questo progetto.Forza Nuova attraverso le parole del candidato alla carica di Presidente del Veneto Paolo Caratossidis non ci sta: “ Questa operazione di marketing è vergognosa ed è al limite della legalità. Vengono spesi soldi pubblici per aiutare un privato, una multinazionale che dovrebbe – invece – essere contrastata per il bene dell'interesse pubblico. McDonald's non ha bisogno di favori. Con che coraggio si può presentare come il paladino del – made in Italy- di fronte a produttori ed esercenti messi in ginocchio dalla grande distribuzione straniera? Se – poi – identifica il McDonald's come alfiere di operazioni 'culturali' siamo messi bene. Questa è una subcultura da combattere: la cultura dello sfruttamento e del junk-food (il cibo spazzatura). Il suo ruolo istituzionale dovrebbe impedire una vergogna del genere.'