SIGNORAGGIO BANCARIO

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mercoledì 15 settembre 2010

Medici obiettori, la Puglia li esclude dai consultori ma il TAR dice NO!!!

BARI - «Impedire ai medici obiettori di andare nei consultori è incostituzionale e discriminatorio». E viola anche la norma sulla parità di trattamento nei rapporti di lavoro. A stabilirlo è il Tar che, con un’articolata sentenza di 28 pagine pubblicata ieri, ha annullato il provvedimento con il quale la Regione Puglia aveva posto uno sbarramento alla partecipazione nelle graduatorie dei consultori agli ostetrici-ginecologi obiettori di coscienza. E ha ordinato all’amministrazione di riaprire i termini per consentire agli obiettori di dare le loro adesioni.
Secondo i giudici della II sezione (presidente Amedeo Urbano, relatore Francesco Cocomile) la presenza o no di un medico obiettore è inifluente visto che comunque tutti devono attenersi ai principi della legge194/78 che prevede, ad esempio, anche la prescrizione di certificati per l’interruzione di gravidanza. Ma questa è cosa ben diversa dall’interruzione di gravidanza che comunque non potrebbe mai essere eseguita in un consultorio ma in una struttura autorizzata.
Per farla breve, non ci sarebbe motivo del contendere.
All’origine della decisione della Regione, presunte criticità legate al diverso comportamento assunto dagli obiettori. Una (gran) parte di essi (come ha chiarito la Regione in udienza), attenendosi alla legge, accettano di rilasciare i documenti «Ivg» alle donne, altri invece «si rifiutano di farlo - precisa la Regione - e spesso si rifiutano anche di inserire i «Iud» (spirali) ai fini contraccettivi e di prescrivere la contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo)».
Tuttavia, secondo i giudici, il mezzo per evitare tale «eventuale commissione di illeciti di rilevanza penale, disciplinare e/o deontologica» (dei medici, ndr), non può essere certo una clausola espulsiva e discriminatoria di un bando. A tal fine, il tribunale - rifacendosi a una giurisprudenza della Corte europea - assimila tale questione giuridica a quella di una clausola che preveda l’esclusione di ditte con particolari caratteristiche.
Cosa accadrà adesso? Il Tar è stato chiaro: la Regione dovrà riaprire i termini e, in futuro, potrà prevedere nei bandi per la copertura dei turni nei consultori una quota del 50% di medici obiettori e un altro 50% per i medici non obiettori.
A presentare ricorso al Tar erano stati alcuni medici obiettori, tra cui il prof. Filippo Maria Boscia che, oltre ad essere primario di Ostetricia e Ginecologia al «Di Venere» (dove l’Asl ha di fatto «cancellato» il centro «Fivet» preferendo affidarlo ai privati) è anche presidente nazionale del Forum di associazioni e movimenti di ispirazione cristiana operanti in campo socio sanitario: l’associazione, unitamente al Movimento per la vita italiano, si sono costituite in giudizio e il loro intervento è stato ritenuto ammissibile come peraltro sancito già in precedenza dal Tar Lazio.
Boscia precisa come «avrebbe preferito evitare tale soluzione giudiziaria, privilegiando un sereno dialogo sedendosi attorno a un tavolo con l’assessore Tommaso Fiore e al Governatore Nichi Vendola. Crediamo fermamente nel discorso della difesa della vita, ritenendo che i percorsi dell’aborto debbano transitare da tutte le disposizioni che la legge 1984 dà, ivi compreso il tentativo di evitare l’aborto». Aspetti, questi, peraltro richiamati dal Tar nella sentenza che ha trascritto la parte di norma interessata.
«Noi insistiamo sugli aspetti della prevenzione, lasciando ferma ogni autodeterminazione da parte della donna».

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