SIGNORAGGIO BANCARIO

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martedì 16 settembre 2008

Onore a tutti i caduti, anche a quegli della RSI


Se alla sinistra (e a Fini) è rimasto solo l’antifascismo. I politici, capre ignoranti, fanno a gara di antifascismo celebrando coloro che a porta San Paolo combatterono i tedeschi, ma ignorano che quegli stessi resistenti una settimana dopo aderiranno proprio a quella Repubblica Sociale che tanto biasimano. Lo sanno bene i padri fascisti di Veltroni e D’Alema e il nonno “repubblichino di Franceshini.

Potrebbe avere solo esiti comici la lettura della missiva con cui Veltroni si è dimesso dal comitato per il museo della Shoah di Roma, se non si trattasse di un atto tanto patetico quanto indicativo della stupidità che caratterizza i leaders politici nostrani. Ha scritto, infatti, Veltroni: “Ho deciso di presentare le mie dimissioni dal consiglio dopo le dichiarazioni del sindaco Alemanno che mi sono apparse gravissime. Quel tentativo di esprimere un giudizio “doppio” sul fascismo, questa ambiguità non chiarita e anzi se possibile aggravata dalle successive dichiarazioni mi feriscono e mi fanno ritenere impossibile rimanere al mio posto nel comitato presieduto dal sindaco di Roma Alemanno”. Il sindaco di Roma Alemanno, nei giorni scorsi, in un intervista al Corriere da Israele, aveva dichiarato (testuale): ” [al fascismo ] vi aderirono molte persone in buona fede e non mi sento di etichettarle con quella definizione[antisemite]. Il male assoluto sono le leggi razziali volute dal fascismo e che ne determinarono la fine politica e culturale. Fu un cedimento al nazismo e al razzismo biologico, che non era nelle corde iniziali del fascismo.


Una dichiarazione, quella di Alemanno, talmente ovvia e scontata - cioè che il fascismo fu un fenomeno complesso dentro cui ci furono anche le leggi razziali - che condividerebbe qualsiasi antifascista con materia grigia ma che, tuttavia, hanno scatenato ugualmente polemiche strumentali perchè, dopo 70 anni, c’è ancora chi impedisce un’analisi storica approfondita e meno elementare sul ventennio fascista.

Veltroni ha dichiarato che non può sedere allo stesso tavolo con Alemanno perchè è un uomo nero, peccato solo che suo padre Vittorio sia stato un cronista dell’Eiar, la mamma della RAI, e che fece addirittura la radiocronista nel ’38 della visita di Hitler a Roma. Radiocronaca entusiastica: tutto il Führer minuto per minuto. E poi fece reportage encomiastici sull’Italia fascista in guerra, e ancora altro.
In passato l'antifascista Veltroni, si immaggina che per coerenza, abbia inviato lettere al padre filohitleriano, dicendo che avrebbe mangiato in cucina e mai al tavolo con lui. Oppure no, perchè Vittorio Veltroni, non appena cadde il fascismo, divenne fervente antifascista per rimanere all’Eiar e, in questo caso, l’antifascismo ha per il segretario PD efficacia retroattiva? Esattamente come per Giuseppe D’Alema, padre di Massimo ed ex segretario provinciale dei Giovani universitari Fascisti e il presidente della repubblica GIORGIO NAPOLITANO.

Ancora più emblematica è la vicenda del nonno di DARIO FRANCESCHINI: avendo aderito alla Repubblica Sociale, non potè tornare a casa per anni per paura di rappresaglie. Tanto che persino la madre di Dario, che in futuro sposerà un ex partigiano cattolico, subì pesanti vessazioni.

Insomma, tutti i protagonisti più accesi delle polemiche di questi giorni hanno avuto, secondo la logica da loro usata, il germe dell’antisemitismo in famiglia e quindi devono disprezzare sè stessi.
Persino le dichiarazioni innocue di Ignazio La Russa, secondo cui, “soggettivamente e “dal loro punto di vista” - quasi fossero stati degli sfigati irresponsabili - anche i combattenti di Salò meritano quanto meno rispetto, sono state strumentalizzate.
Queste dichiarazioni Ignazio le ha rilasciate l’8 settembre a Porta San Paolo a Roma, luogo scelto per celebrare i resistenti che il 10 settembre 1943 si opposero ai tedeschi. Peccato solo che quei valorosi giovani combattenti, 6 giorni dopo, saranno tra i primi ad arruolarsi volontari nell’appena costituita Repubblica Sociale Italiana.

Lo fecero assieme ad altri OTTOCENTOMILA volontari tra i quali ritroviamo nomi illustri:
Raimondo Vianello (”Io non rinnego niente”, ha detto nel ‘98), Giorgio Albertazzi, Dario Fo, Enrico Maria Salerno (trattenuto per 2 anni in un campo di concentramento dopo la fine della guerra perchè non si lasciava “defascistizzare”), Walter Chiari, Gian Maria Volontè, Ugo Tognazzi (Brigata Nera Cremona), Marco Ferreri, Marcello Mastroianni, Hugo Pratt (questa la firma all’editore franese nel 1988 “De votre fasciste”), Filippo Tommaso Marinetti, Ezra Pound, Piero Vivarelli, l’ex cronista di “Tutto il calcio minuto per minuto” Enrico Ameri, Gianni Brera, Alida Valli (la Mostra del Cinema di Venezia le negò il premio per il film “Senso” ), Paolo Carlini, Paolo Ferrari, Doris Duranti (amante di Pavolini: “Ho avuto molti uomini, ho amato solo lui!”), Osvaldo Valenti e Luisa Ferida (insieme vissero, insieme vennero fucilati), Nuto Navarrini e Vera Rolli, Gilberto Govi (che dal palcoscenico esortava i giovani ad arruolarsi nella X M.A.S). Persino Eduardo De Filippo e il fratello Peppino (che ancora nel 1972, però, non avrebbe nascosto le proprie simpatie per il M.S.I.).
Se la guerra fosse finita diversamente,l’opera teatrale “Filumena Marturano” magari sarebbe stata presentata da Eduardo come la storia di un’eroina della campagna demografica finita vittima di un borghese opportunista; quanto al film che ne sarebbe stato tratto, avrebbe avuto come protagonista sempre Marcello Mastroianni, come è accaduto per “Matrimonio all’italiana” di Vittorio De Sica…Proprio De Sica, affermatosi come attore e regista sotto il fascismo, nel dopoguerra costituì un sodalizio artistico d’intonazione populista con l’ex fascista Cesare Zavattini. Secondo le malelingue, invece, dal paesello sarebbe dovuta fuggire nel 1944 una quindicenne che aveva tenuto alto, molto alto il morale di un reparto della Wehrmacht: esule a Roma, Gina Lollobrigida.
Insomma, stiamo parlando del fiore della cultura italiana e non di sprovveduti che “soggettivamente”, “dal loro punto di vista”, aderirono alla RSI.

Ed è forse, per questo motivo, ancora più triste assistere a polemiche tanto assurde quanto ripetitive. Più passano gli anni e più quell’antifascismo esploso negli anni di piombo diventa acceso, feroce e immotivato.
Se nessuno vuole riproporre il regime fascista, perchè non si cerca di analizzare quel periodo con maggiore scientificità? Persino gli storici, ad esempio quel Villari sempre pronto ad uscire in tv per non dire mai nulla di interessante, sono incapaci di sfuggire alla retorica e alla ovvietà.

Chi si arruolò nella RSI lo fece per amor patrio, sicuro di essere nel giusto, consapevole che non sarebbe stata di certo una passeggiata, e consapevole che avrebbe incontrato quasi certamente la morte. Chi spergiura su quegli eroi spergiura sul nome dei nostri padri, sul nome della nostra storia, sul nome della nostra terra.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Parlare ancora oggi nel 2008 di Fascismo e Antifascismo è assolutamente fuori luogo!!Come sempre la cosa più giusta l' ha detta il nostro Presidente del consiglio Berlusconi che poco fa a proposito sull' argomento ha detto:"Antifascista??Io penso solo a lavorare"!!!!Bravo Presidente..l' Italia ha problemi ben più gravi da risolvere e non si può ancora oggi stare a perdere tempo a discutere su questioni ormai vecchie e superate!!!

Anonimo ha detto...

Andrea leggi bene il post, si vuole dire che chi aderì alla rsi furono uomini, e da tali debbono essere considerati e ricordati.
Un morto solo perchè è fascista non può essere considerato un morto di serie B, e a questa continua polemica dovrebbero mettere fine i nostri politici, lasciando la storia alla storia.

Amministratore ha detto...

Mi complimento per l'articolo. Anche se datato rispetto al momento in cui commento, appartiene a quei pochi articoli gioenalisticamente ineccepibili, che coniugano veritá, semplicitá e chiarezza. Doti che lo pseudo-giornalismo moderno ha invece affossate.