SIGNORAGGIO BANCARIO

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giovedì 20 novembre 2008

ABROGARE LA 194, FERMARE LA STRAGE DI INNOCENTI!



Avete provato orrore e sconcerto nell’aprire questo pacco?


Vi ha turbato la vista di un bambolotto fatto a pezzi, deformato e imbrattato di sangue e frattaglie di animale? (regolarmente acquistati in macelleria)
Ve lo abbiamo spedito proprio per risvegliare in voi simili indignate sensazioni. Vogliamo ricordarvi che - nel caso lo aveste dimenticato - ormai da trent’anni, in Italia – l’aborto “legale” riserva la stessa sorte del bambolotto a 5 milioni di vittime innocenti fatte a pezzi nel ventre della madre.Siamo di fronte ad un genocidio legalizzato!
Un affronto alle leggi di Dio e a quelle della natura. Uno sterminio di massa, alle cui cifre impressionanti vanno aggiunti i numeri, anch’essi altissimi, degli aborti farmacologici. Eppure nessuno sembra preoccuparsene, e magari ipocritamente si interroga sui dati allarmanti della denatalità…Se, invece, pensate che una strage di innocenti - in quanto “legale” – sia una “conquista di civiltà” scusateci per aver rovinato la vostra giornata.Noi preferiamo chiamare le cose con il proprio nome. Perché l’infanticidio nel grembo della madre dovrebbe essere un “diritto”? Che senso ha battersi contro la pena di morte nel mondo e consentire che venga applicata in Italia ai danni dei più indifesi tra gli esseri umani?
Forza Nuova, nel cui programma – da sempre – la lotta all’aborto è al primo posto, riapre energicamente il dibattito sull’infame legge omicida 194/78.Siamo assordati dal silenzio! Un silenzio colpevole e ipocrita, che uccide per la seconda volta chi è stato assassinato prima ancora di essere nato.


Abrogare la 194! Fermare la strage di innocenti!

Questo è il volantino che accompagnava il "vile atto dimostrativo" firmato dal movimento.

'''Caro Direttore, esprimo a lei e alla sua redazione tutta la mia solidarietà per le minacce ricevute dall'Adnkronos a Palermo'', scrive in un telegramma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, al direttore dell'Adnkronos, Pippo Marra, in merito all'episodio di intimidazione contro la redazione di Palermo dell'agenzia di stampa.

Solidarietà è stata espressa anche dai presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani. Preoccupato per le intimidazioni giunte ad alcune redazioni giornalistiche di Palermo si dice in una nota la terza carica dello Stato che parla di una inquietante e intollerabile forma di violenza derivante da un fanatismo che desta allarme nelle istituzioni e in tutti coloro che credono nel confronto libero e democratico.

Di ''un grave e inqualificabile gesto'' parla il presidente del Senato: ''Siamo vicini ai giornalisti e alle redazioni, che da anni svolgono il loro lavoro di informazione con serietà e competenza".

A esprimere ''tutta la mia solidarietà all'Adnkronos per il grave episodio di Palermo'' è anche la vicepresidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Jole Santelli che sottolinea: ''È grave quando l'obiettivo diventa la stampa''. Santelli auspica quindi che ''si faccia luce al più presto'' su quanto avvenuto. Mentre il presidente della commissione Difesa della Camera Edmondo Cirielli sottolinea come "chiunque ha compiuto questo gesto - aggiunge l'esponente del Pdl - oltre ad essere un criminale è anche un idiota".

La Lega esprime "indignazione per quanto avvenuto. In un Paese democratico - sottolinea il vice capogruppo vicario del Carroccio alla Camera Luciano Dussin - tutti gli organi di informazione sono indispensabili, e come tali devono essere tutelati e garantiti non solo dallo Stato, ma anche dai cittadini e da tutte le forze politiche".

''E' un episodio gravissimo che non va sottovalutato''. Afferma dall'opposizione Dario Franceschini esprimendo ''tutta la solidarietà del Pd all'Adnkronos''. ''E' un gesto molto brutto, spero che le indagini siano veloci ed efficaci'', auspica il numero due del Pd.

Di ''fatto gravissimo che si inquadra in un periodo in cui si stanno moltiplicando minacce e provocazioni'' parla anche Pierluigi Bersani. ''Il governo, a questo punto - rimarca il ministro ombra del Pd - non può più sottovalutare quello che sta accadendo e non reagire''.

Per l'Idv è Leoluca Orlando a esprimere "solidarietà piena e immediata" all'Adnkronos per il "segnale di inaccettabile intimidazione" giunto alla redazione palermitana dell'agenzia. Per l'ex sindaco del capoluogo siciliano si tratta di una minaccia contro "chi cerca con il proprio lavoro di garantire il diritto costituzionale alla libertà di informazione".

"Piena ed incondizionata solidarietà all'Adnkronos e ai suoi giornalisti per il grave atto di intimidazione subito'' arriva anche dall'Udc con il presidente Rocco Buttiglione che sottolinea la necessità che ''tutte le forze politiche affermino con assoluta decisione che la libertà di informazione è un valore costituzionale fondamentale e siano unite nel respingere ogni forma di intimidazione, da qualunque parte essa provenga".

''Solidarietà agli amici dell'Adnkronos e in particolare ai redattori di Palermo'' arriva anche dal presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga. ''Si tratta di un gesto che può sembrare folle - sottolinea il senatore a vita - ma per l'esperienza che ho talvolta gli atti pericolosi vengono nascosti dietro un velo di follia''.

''L'atto intimidatorio contro la sede palermitana dell'Adnkronos è sconcertante'', afferma il segretario della Dca, Gianfranco Rotondi, ministro per l'attuazione del programma di governo. ''Il tentativo di tacitare la stampa troverà un muro di gomma perché episodi come questo meritano una risposta ferma e unanime. All'editore Marra, al direttore Pucci e alla redazione dell'Adnkronos di Palermo esprimiamo la nostra vicinanza e l'invito a non mollare''. Cosi', esprime solidarieta' a nome suo e di tutto il partito all'Adnkronos per l'episodio di Palermo

QUESTE SONO LE DICHIARAZIONI DI TUTTO IL MONDO POLITICO,

è ormai chiaro a tutti che non interessa a nessuno schierarsi dalla parte della vita, aborto ed eutanasia sono oramai diritti fondamentali di una civiltà liberale come la nostra, a cui tutto è permesso e tutto è concesso.

Un popolo che uccide i suoi figli non ha futuro!

11 commenti:

Anonimo ha detto...

A volte soltanto i gesti forti riescono a scuotere l'opinione pubblica veramente

Anonimo ha detto...

Si..in negativo però!!!

Anonimo ha detto...

C'è qualcosa di più negativo di un padre e una madre che scelgono di uccidere il proprio figlio?
C'e qualcosa di più negativo di una classe politica dirigente che tace su un vero e proprio genocidio solo per interesse elettorale?
C'è qualcosa di più negativo di una società passiva e liberista, che permette tutto questo?
Un figlio è un dono non un diritto, solo dio decide della morte e della vita dei suoi figli.

Anonimo ha detto...

Sante parole...vi battete per valori sacrosanti ma sbagliate il metodo e questo vi si ritorce e vi si ritorcerà sempre contro!!Ci sono altri modi molto più civili per porre l' accento su certi temi!!!ossequi...

Anonimo ha detto...

Ok d'ora innanzi faremo come fa il PdL-PD lotteremo non facendo nulla!

Anonimo ha detto...

Bè cara Alexia....da noi si chiama civiltà....non so da voi...

Anonimo ha detto...

Da noi si chiama convenienza elettorale, seguita da un iirreversibile crollo dei valori e dell'esistenza stessa dell'uomo!!!!!

Anonimo ha detto...

Non credo proprio....fare gesti come i vostri significa essere fuori dalla civiltà...così come è assolutamente incivile andare a una manifestazione di piazza con un camion pieno di mazze..!!!Cmq contenti voi...ossequi

Anonimo ha detto...

Ancora con sta storia del camion pieno di mazze....quanto sei patetico!!!
Alexia ti quoto in toto!
FORZA NUOVA ORGOGLIO NAZIONALE!!
Saluti ai camerati...
Gigi.

Anonimo ha detto...

Se se..continuate a parlare per slogan allora che si và lontano così sicuro....auguri

Unknown ha detto...

Nove argomenti giuridici per dire NO all'eutanasia


Il primo e più importante motivo è quello alla vita che è un diritto indisponibile, anzi il più importante fra tutti i diritti indisponibili. Ciò significa che non solo non si può decidere della vita di un altro uomo innocente, ma che nemmeno è lecito disporre arbitrariamente della propria. Perfino il suicidio rappresenta giuridicamente parlando un atto illecito, anche se ovviamente non è punito dal codice penale. E’ però sanzionata l’istigazione al suicidio, con cui il legislatore rivela il suo sfavore per chi si toglie la vita. Anche la libertà appartiene a questa categoria di diritti specialissimi: se una persona volesse liberamente diventare schiava di un’altra, l’eventuale contratto fra le parti sarebbe nullo. Con ciò si dimostra che non è vero che l’autonomia decisionale del singolo gli permette di fare qualsiasi cosa. Non si può rinunciare ad essere liberi, come non si può rinunciare alla vita.

Secondo aspetto: l’eutanasia - sia quando è frutto di un’azione (un’iniezione velenosa) sia quando è frutto di un’omissione dolosa e colpevole (sospensione dell’alimentazione) - comporta sempre il coinvolgimento di una terza persona, che liberamente si offre di togliere la vita a un’altra. Dunque, anche in presenza del consenso del malato, siamo sempre di fronte all’uccisione di un essere innocente. La legalizzazione dell’omicidio del consenziente è un trauma giuridico che sconvolge radicalmente l’intera impalcatura dello stato di diritto.

Terzo argomento: la richiesta del paziente è solo apparentemente il fondamento dell’atto eutanasico. Infatti, o si decide che qualsiasi richiesta di eutanasia deve essere assecondata, e in tal caso anche una persona sana avrebbe diritto a ottenerla - ma si coglie subito l’esito paradossale di una simile soluzione -, oppure lo Stato elabora dei criteri in base ai quali si può ottenere la morte pietosa. Ma così facendo, si noterà che il vero discrimine è rappresentato da un giudizio sulla qualità della vita, operato dalle strutture dello Stato. Dunque, il fondamento dell’eutanasia è sempre e comunque un giudizio esterno al malato, sul fatto che quella sia una vita che merita o non merita di essere vissuta.Chi o che cosa traccerà l’esile linea di demarcazione fra un paziente che merita di essere terminato e un altro che non lo merita?

Quarto argomento: la decisione del paziente è assolutamente inattendibile. Se è formulata prima della malattia, rimane il dubbio che essa sia ancora valida quando il soggetto ha perso conoscenza; se invece è contestuale alla sofferenza, nessuno può garantire che essa sia lucida e libera, proprio per la morsa che la sofferenza stringe intorno alla psiche del sofferente.

Quinto argomento: la legalizzazione non è un elemento neutro della normazione, ma ha un indubitabile effetto incentivante. Essa mette alle strette tutti i malati deboli - anziani, disabili, abbandonati dalla famiglia, persone sole - costringendoli a interrogarsi se non sia una forma di egoismo sottrarsi a una soluzione percorribile, che altri seguono. Insomma: si suggerisce alla gente qual è la via moderna e pulita per togliere il disturbo.

Sesto argomento: la legalizzazione trasformerebbe radicalmente la missione del medico. Oggi, ogni paziente sa che con ogni buon medico si instaura un’alleanza terapeutica, che ha lo scopo non già di guarire (spesso non è possibile) ma di curare sempre. Il paziente si aspetta che un giorno il medico possa dichiararsi impotente a guarire, ma sa anche che il suo compito non è dare la morte. Con la legalizzazione, il medico assumerebbe - al di là delle ipocrisie pietose dell’antilingua - il compito di funzionario statale addetto alla terminazione di alcuni pazienti. Il nostro rapporto con il medico, il suo sguardo su di noi, cambierebbe radicalmente. In peggio!

Settimo argomento: il cosiddetto pendio scivoloso. In tutti i Paesi dove si è legalizzata l’eutanasia solo su richiesta del paziente, ci si è presto accorti che spesso essa veniva praticata anche in assenza di qualsiasi domanda del malato. Questo è molto ovvio e persino logico: poiché l’eutanasia è invocata per porre fine a "sofferenze insopportabili", spesso sono pazienti incapaci di intendere e di volere a subirle (non si sa quanto consapevolmente) e il vero dramma è di coloro che li circondano: ma se uccidere per pietà è ritenuto "il" bene del paziente, non si vede perché mai fermarsi di fronte alla mancanza del suo parere.

Ottavo argomento: i malati cronici costano. Dunque, in un ordinamento in cui fosse accolto il principio che uccidere un innocente è lecito se fatto per motivi pietosi, sarebbe perfettamente coerente attendersi che si ponga fine alle vite ritenute insignificanti ma costose per la società. Ovviamente, in nome del supremo interesse della scienza e della medicina, e della necessità di usare le poche risorse a favore di pazienti con una qualità di vita migliore.

Nono e ultimo argomento: il precedente nazista. Adolf Hitler è stato il primo e il più convinto sostenitore dell’eutanasia per motivi pietosi. Le camere a gas naziste sono state inaugurate da tedeschi di pura razza ariana, nient’affatto ostili al regime, ma considerati portatori di "vite senza valore”. Ci sono lettere riservate del Führer al suo medico personale, in cui Hitler spiega le ragioni filantropiche per cui è meglio eliminare handicappati, scemi, storpi, reduci della prima guerra mondiale. Non ne parla con odio o disprezzo, ma con sincera pietà. Proprio come accade oggi ai fautori dell’eutanasia liberale e democratica. Per rivivere certi orrori non è affatto necessario far rivivere le camice brune e le svastiche. Basta lasciare spazio alla cultura che fu alla base di quell’orrore. Chissà se la modernità avrà il coraggio di ammettere che i mostri che si agitano nelle parti più segrete del nostro cuore non sono morti con il nazismo, ma sono sempre pronti a riemergere, dietro la faccia pulita e rispettabile della pietà interessata.